Abbazia di Sant'Eutizio - Preci

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Localita: Piedivalle


L’Abbazia di S. Eutizio, uno dei complessi monastici più antichi in Italia, sorge su un’alta balza di travertino, al centro di una zona che offre le testimonianze più importanti del monachesimo pre-benedettino.

Nel V e VI secolo, nell'area vi fu un'intensa attività eremitica dovuta soprattutto alla presenza di monaci siriani, fuggiti dalle persecuzioni e dalle lotte connesse ai grandi concili d’Oriente. Essi si stabilirono nel territorio seguendo uno stile di vita di tipo anacoretico, ma svilupparono anche forme di aggregazione cenobitiche, anticipando per affinità la Regola di S. Benedetto. Si può anzi affermare che furono probabilmente questi primi asceti ed eremiti ad ispirare a Benedetto lo stile di vita che sfociò nella Regola, adottata in seguito anche dai monaci di Sant'Eutizio.

Secondo fonti storiche, intorno al 450 il venerando Spes si stanziò in vicinanza di una copiosa sorgente (che scaturisce tutt’oggi dalla roccia spugnosa) con un gruppo di eremiti presenti nella zona, costruendo un “monasterum” e un oratorio; all'inizio, il complesso monastico era in realtà solo un gruppo di semplici capanne e grotte di romitaggio. 

Il monastero vero e proprio fu fondato nell’anno 536, quando Eutizio ne divenne abate “…e per esserne stato ampliatore, il monastero fu  intitolato al suo nome” (Iacobilli).

Verso l’anno 1000 il monastero, che aveva adottato la regola benedettina, costituiva il maggior centro politico ed economico della zona, in un contesto di grande degrado economico e culturale. 

I monaci, praticando e diffondendo la loro regola di vita e la razionalità della divisione del lavoro, si dedicarono alla bonifica del mondo che li circondava sia sul piano spirituale che su quello culturale ed economico.

Essi svolsero un ruolo fondamentale nella riorganizzazione delle campagne con la bonifica di aree degradate, la creazione di una rete di collegamenti e di centri di aggregazione per le popolazioni rurali.

Nell’Abbazia erano attivi gli scriptoria, laboratori comuni per la copiatura di manoscritti e testi sacri da parte degli amanuensi. Il lavoro dei copisti e degli alluminatori era suddiviso secondo i vari compiti: si distinguevano, oltre ai pittori (miniatores), i maestri esperti di calligrafia (antiquarii), i loro aiutanti (scriptores) e i pittori di capolettera (rubricatores).

I monaci si dedicavano inoltre alla cura degli infermi e affinarono tecniche di microchirurgia per il trattamento, in particolare, della calcolosi vescicale e della cataratta, oltre che delle fratture.

Si può asserire che l’arte chirurgica preciana sia nata come conseguenza delle conoscenze e delle arti curative introdotte nella Valle Castoriana dai monaci siriaci intorno al V secolo, e in seguito custodite, praticate e tramandate dai Benedettini del luogo grazie agli antichi codici di medicina gelosamente conservati nella ricca biblioteca dell’abbazia, purtroppo oggi dispersa.

Quando Concilio Lateranense, nel 1215, vietò ai religiosi l’esercizio dell'arte chirurgica, permettendo loro soltanto di effettuare la coltivazione, raccolta, trasformazione e utilizzo di erbe medicinali, i monaci mantennero vive le loro conoscenze trasmettendole alla popolazione locale: iniziarono alla pratica chirurgica una trentina di famiglie le quali, tramandandosi conoscenze e strumentazioni di padre in figlio, diedero origine a vere e proprie dinastie di medici.

Il periodo di maggior fortuna della scuola chirurgica preciana fu tra il XV e il XVI secolo, quando i medici formati presso di essa erano contesi dai potenti del tempo; la loro presenza era ambita dagli ospedali delle più importanti città italiane e richiestissima da diverse corti Europee.

I “chirurghi preciani” pur essendo in possesso di una buona cultura medica generale, erano specializzati quasi esclusivamente in tre particolari tipi di intervento: la rimozione delle cataratte, l’ernia inguinale e la litotomia, ovvero la rimozione dei calcoli vescicali; nel XVI secolo la percentuale di riuscita in quest'ultimo intervento raggiungeva addirittura il 90%.

L’Abbazia Oggi

Dopo un lungo periodo di decadenza iniziato alla fine del XII secolo e culminato con l'abbandono dell'abbazia intorno al 1700, nel 1956 la chiesa venne riaperta al culto e nel 1989 l'antico complesso monastico divenne una “casa di accoglienza” e di preghiera, riprendendo il suo antico ruolo di centro spirituale e culturale. All’interno dell’abbazia era stato anche allestito un piccolo museo contenente quadri provenienti dalle vicine chiese, calici risalenti anche al XVIII secolo, patere, nonché i ferri chirurgici della Scuola di Chirurgia Preciana.

A causa dei gravi danni subiti durante il sisma del 2016, tutto il complesso è tuttora inagibile; ad ottobre 2022 sono iniziate le attività di ristrutturazione e di messa in sicurezza del complesso abbaziale e della rupe travertinosa sovrastante. 

Per approfondimenti

https://www.iluoghidelsilenzio.it/abbazia-di-santeutizio-preci/